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Sport, sviluppo e futuro dell’industria sportiva

Intervista a Emanuela Perinetti. E' però per la collettività e la società che lo sport ha una rilevanza più ampia ed esprime il suo senso massimo e più nobile. Tanti atleti sono spesso ragazzi che vengono dalle periferie, il sogno di arrivare li salva da strade vicine alla criminalità.

Sport, sviluppo e futuro dell’industria sportiva

Redazione

Intervista a Emanuela Perinetti

Sport e femminile, a che punto siamo?

Dobbiamo fare alcune precisazioni, se parliamo di sport in generale o di calcio.

In ambedue i casi sono stati fatti enormi passi avanti. Mentre negli sport maschili esiste il professionismo a tutti i livelli, al femminile, le giocatrici di pallavolo, così come quelle di calcio, non sono considerate professioniste e quindi non firmano un vero e proprio contratto. Discorso diverso per sport, come nuoto, scherma o sci, per i quali gli atleti si arruolano a gruppi sportivi come quelli delle forze armate e dei corpi di polizia così da avere delle tutele previdenziali⁣⁠.

Volendo rimanere in ambito calcio, tuttavia da pochi anni proprio negli ultimi anni si è assistito ad una svolta epocale. Innanzitutto la FIGC ha previsto che ogni squadra maschile debba avere anche il corrispettivo femminile già nel 2015. Questo ha fatto si che per le calciatrici vi fosse una prospettiva di carriera importante, seppur ancora nel dilettantismo. Inoltre ha permesso che molte atlete acquisissero visibilità e divenissero veri e propri role model, abbattendo quello stereotipo per cui il calcio non è uno sport da ragazze e facendo così avvicinare anche tante bambine alle scuole calcio con una prospettiva differente. Anche io ho giocato a calcio, con i ragazzi fino ai 13 anni, salvo poi smettere proprio perché non c’erano squadre femminili all’altezza e comunque non vedevo prospettive di carriera. Per fortuna di tutti, mia e del movimento, ho preferito proseguire ed impegnarmi negli studi, di marketing e innovazione. Oggi per fortuna le ragazze non devono più scegliere un’alternativa o l’altra e possono pensare di potersi affermare come professioniste. Proprio quest’anno infatti la FIGC d’intesa con il governo, ha dichiarato che a partire dalla stagione 2022/2023 tutte le calciatrici saranno professioniste. Un passo importante in termini di diritti. Se penso al prodotto “calcio femminile” invece sicuramente il mondiale di Francia ha dato con la sua mediaticità, un boost importante, così come il fatto che le principali partite di Serie A vengono oggi trasmesse anch’esse su Sky e in streaming su Tim Vision. Un tema importante per attrarre più sponsor sarà migliorare sempre più questa copertura mediatica, investire su giocatrici di livello e sui vivai e sulle infrastrutture.

Se parliamo di sport e femminile, fuori dal campo, credo che la situazione sia diversa. Vi sono alcune figure leader nella sport industry i cui ruoli apicali rimangono però appannaggio di un mondo ancora marcatamente maschilista. In questo ci sono esempi virtuosi, come Ludovica Mantovani a capo della Divisione Femminile FIGC, Cristiana Capotondi vice presidente Lega Pro o Francesca Buttara, a capo relazioni istituzionali della stessa, fino ad arrivare a Evelina Christillin, straordinaria donna di cultura che dal 2016 è membro aggiuntivo della UEFA nel Consiglio FIFA. Sono solo alcuni esempi, potrei fare qualche altro raro nome purtroppo ancora troppo pochi perché si possa parlare di un vero e proprio role model di leadership a femminile affermato nel mondo del calcio. Femminile o maschile che sia. Discorso che vale ancor di più per gli altri sport dove le donne ai vertici delle Federazioni. Tuttavia come ha sottolineato Rossana Ciuffetti, atro esempio di leader nel settore e direttrice della Scuola dello Sport di Sport e Salute, la situazione sta migliorando, a sottolineare l’importanza del dibattito che vede le donne sempre più protagoniste del panorama sportivo nazionale ed internazionale. “La sotto-rappresentazione delle donne nello sport, sia per quanto riguarda la pratica sportiva che per quanto riguarda la governance, è ancora un dato di fatto. Ma non è in nessun modo più una peste”, scriveva Mélanie Duparc, segretaria Generale della World Union of Olympic Cities, nel report “Women in Sport – A Smart Cities & Sport Publication” nel 2018. Da allora in verità non molto è accaduto. Il futuro mi vede comunque ottimista. Concluse le Olimpiadi di Tokyo 2020 (rimandate come sappiamo di un anno, a causa della pandemia), le 44 Federazioni Sportive Nazionali andranno ad elezioni ed almeno un terzo dei consiglieri federali dovrà essere donna. Dovremmo tutti darci da fare, universo femminile solidale e unito perché ancora una volta non si disattendendo le aspettative. Nessuno regalerà nulla e il merito è sempre il primo criterio da valutare a prescindere dal genere, ma proprio per questo va fatto più spazio alle donne. I role model di leadership al femminile, accogliente, diplomatica, ascoltatrice, carismatica, curatrice, possono essere di enorme beneficio per l’industria dello sport e del calcio.

Quale è la tua idea di sport?

Sport è innanzitutto passione, emozione. A livello personale è famiglia, un universo in cui sono cresciuta, maturando velocemente esperienze che poi dopo aver lavorato in altre industry ho applicato alla mia prima personale avventura imprenditoriale, in collaborazione con altri compagni di avventura e conclusasi con una exit internazionale. E’ però per la collettività e la società che lo sport ha una rilevanza più ampia ed esprime il suo senso massimo e più nobile. Tanti atleti sono spesso ragazzi che vengono dalle periferie, il sogno di arrivare li salva da strade vicine alla criminalità. Gli eventi sportivi se ben programmati, attirano investimenti generano sviluppo, indotto turistico per le città e i paesi ospitanti. Sport è intrattenimento, spettacolo è condivisione. In molte “storie” di campioni che sentiamo raccontare è riflessione, comprensione di come ai massimi livelli si arrivi si con il talento, ma anche e soprattutto con costanza, dedizione e sacrificio. Sport, e più che mai in questo periodo è importante ricordarlo è soprattutto prevenzione, dunque salute. Una società che adotta lo sport fin dalle sue basi e ne promuove l’adozione fin dalla scuole è una società più sostenibile e più longeva.

Cosa fa http://www.sport-dots.com/ ?

Sport-Dots è un brand nato per sviluppare idee di marketing, comunicazione e innovazione per la sport industry. L’ho sempre definita next-generation agency, sia perché le persone che hanno collaborato con me ai vari progetti sono tutte under 35, sia perché abbiamo sempre avuto un’attenzione particolare alle esigenze delle nuove generazioni. A comunicare lo sport in modo nuovo, grazie ad una formula a “dots” appunto all’interno del quali non solo raggruppiamo i nostri servizi (consulenza, marketing, sponsorship, innovazione, progetti creativi e di responsabilità sociale e di formazione) ma che indicasse nel nome stesso come spesso l’azione migliore sia quella di fungere da acceleratori di connessioni tra stakeholder del mondo dello sport, investitori, atleti, social media manager, brand, club, per farli agire in sincrono con un interesse comune. L’academy ad esempio che stiamo sviluppano con il Palermo va in questa direzione…

Non immaginiamo comunque Sport Dots come un progetto statico, il brand stesso e i suoi servizi devono essere pronti ad adattarsi alle esigenze dello sport di oggi e di domani: l’internazionalizzazione, la digital transformation, l’avvicinamento all’industria dell’intrattenimento, la personalizzazione dell’esperienza sia per i fan che per gli sponsor che per gli atleti, nell’ottica di raggiungimento di un ingaggio sempre maggiore e ultimo ma forse primo per importanza, la responsabilità sociale.

Il tuo ultimo progetto è un master breve per formare i manager di domani, ce lo racconti?

E’ un progetto che è da sempre nel core del lavoro che svolgo. Senza formazione e aggiornamento qualsiasi professionista non è in grado di evolversi o lasciare un segno significativo nell’industria in cui opera. Lo abbiamo pensato e proposto al LAB del Palermo proprio come un progetto di responsabilità sociale verso la città in cui sono nata, che ha avuto una grande tradizione calcistica, che ancora la merita e che non può che passare attraverso anche la formazione e la condivisione di esperienze di tanti professionisti dell’industria sportiva.

E’ un progetto che pre-pandemia avevamo pensato in presenza allo Stadio Renzo Barbera per far vivere ai relatori l’accoglienza unica della terra siciliana e per far diventare lo stadio un punto di riferimento per i ragazzi della città a prescindere dai 90 minuti di gara. Il programma è stato elaborato in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo, in particolare il Dipartimento di Scienze Economiche Statistiche e Aziendali con la supervisione del Prof Mineo e il coordinamento del dott Statti e non ha mai mancato di un’anima digitale, imprescindibile oggi nel nuovo scenario cui si è affacciata la sport industry. Proprio per questo sarà a disposizione degli studenti iscritti e selezionati anche una formula di didattica online, con una piattaforma dedicata e sviluppata da Edugo. Proprio grazie al contributo di un altro imprenditore palermitano Enrico Iaria, che per anni ha vissuto in Cina e che porterà la sua esperienza internazionale anche in aula. Si parlerà di aspetti finanziati ma soprattutto di innovazione, di new media e tematiche come gli e-sports, i match analyst, esperti di social media, mental coach, sempre più richiesti da atleti e club.

Ci saranno dei project work finali realizzati in collaborazione con le aziende per i più meritevoli, che potranno essere fruite anche in modalità south-working, importante tendenza del momento per valorizzare la nostra isola.

Il progetto nasce dal mio/nostro grande attaccamento alla Sicilia, la pandemia lo ha reso senz’altro più tortuoso del previsto come percorso ma grazie al sostegno degli sponsor, all’entusiasmo dei ragazzi e al lavoro del team, credo possa divenire un’esperienza di arricchimento per tutti, magari replicabile in altre città della Sicilia. D’altronde, giocare di squadra è l’unico modo per vincere.

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