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Palermo! Palermo! Palermo! INTERVISTA A 360° A DARIO MIRRI

A Palermo ci sono delle opportunità che altrove non ci sono. Forgiati da decenni o centinaia di anni di dominazioni, che ci hanno lasciato una cultura così eterogenea, oggi i palermitani possono raccogliere un’eredità capace di consentire anche alle imprese locali un approccio con il mercato nazionale e internazionale contemporaneo.

Palermo! Palermo! Palermo! INTERVISTA A 360° A DARIO MIRRI

Dario Nepoti

1) Qual è la tua visione di imprenditoria? dalla Damir al Sanlorenzo Mercato, cosa accomuna le tue imprese?

Il filo rosso è il modello di impresa sociale. Penso che l’impresa possa essere un modello per l’economia non solo in senso stretto ma in un senso ampio.

La Damir è un impresa storica nella quale faccio più fatica a contribuire in termini di Sviluppo sociale, mentre Sanlorenzo Mercato ad esempio che è nata sei anni fa, a livello sociale ha dato un contributo al territorio e continuerà a darlo sempre di più. Prima San Lorenzo era un territorio conosciuto solo attraverso le cronache dei giornali. Il mercato è servito a far conoscere ai palermitani meandri di Palermo che prima non conosceva. Posso dire che adesso Palermo è più metropoli di prima, una città contemporanea dove se vivi a Cardillo o a Sferracavallo la tua piazza diventa San Lorenzo e non per forza il centro storico. Aggiungi l’altra impresa sociale, dove do un indirizzo, che è quella della Palermo Calcio, un’impresa che gode di grande visibilità grazie alla tradizione e alla popolarità della squadra. Fin dal primo giorno ho voluto rifondare il Palermo su elementi quali: trasparenza, onestà e dignità, un termine quest’ultimo che noi palermitani usiamo spesso ma che ha un valore enorme.

Per questo il controllo viene esercitato dai tifosi, dall’amministrazione comunale tramite il collegio sindacale e da una consulta di indirizzo, e questo è un caso più unico che raro. Credo fortemente che il calcio nel suo essere un elemento popolare, possa diventare un modello di funzionamento di impresa sociale visibile a tutti e che possa concretamente diffondere valori e nuove opportunità.

2) A che tipo di imprenditoria ti ispiri?

Un’imprenditoria dove c‘è la partecipazione da parte delle risorse. Le imprese si fondono sulle persone e il capitale umano vale più del capitale economico di un’impresa. Io mi convinco e sono sempre stato convinto che le fortune e le sfortune economiche delle imprese sono determinate dal capitale umano; questo è l’elemento distinguente. Per questo a Palermo ci sono delle opportunità che altrove non ci sono, a Palermo i Palermitani forgiati da decenni o centinaia di anni di dominazioni che hanno lasciato una cultura così eterogenea oggi possono raccogliere, se lo vogliono, un’eredità capace di consentire anche alle imprese locali un approccio con il mercato nazionale e internazionale contemporaneo, evoluto, forti di questa cultura. Io credo fortemente che a Palermo ci siano delle conoscenze che da altre parti per motivazioni storiche non si sono gemmate.

3) Sei certo che lo sport possa diventare un veicolo per la rigenerazione sociale della città?

Si assolutamente. Lo sport – il calcio in particolare – riesce ad entrare in determinati contesti con una credibilità e una forza che perfino la religione e la politica fanno fatica a generare. Il calcio nella nostra città, in un realtà dove esistono poche alternative allo sport e ancor meno al calcio, ha un dovere sociale. La mia missione è certamente quella di raggiungere dei risultati per la mia impresa. Ma ciò che conta veramente è come vengono raggiunti. Mi spiego: la promozione in quanto tale, in quanto risultato speculativo di plusvalenze su giocatori o di investimenti è un conto. Il mio sogno è invece raggiungere dei risultati, gettando fondamenta forti che restino a prescindere dai risultati.

4) Da imprenditore come ti stai relazionando con la crisi climatica?

Credo che sia un cambiamento epocale, in un modo che non riusciamo ancora ad immaginare, forse ancora maggiore di una guerra. Quando, tra molti anni, supereremo questa emergenza ci sveglieremo e avremo un mondo molto cambiato, per questo adesso dobbiamo essere bravi nel comprendere come ogni cambiamento è anche un’opportunità. Dobbiamo ogni giorno andare a cercare quali opportunità possiamo cogliere in questa transizione e non solo soffermarci sugli elementi negativi. Questo è il grande sforzo al quale noi imprenditori siamo chiamati a rimetterci. La seconda grande sfida è costruire progettualità sostenibili, che possano avere sempre meno impatto e che anzi possano rigenerare l’ecosistema. Da Palermo può nascere un modello di città sostenibile, dobbiamo porci obiettivi importanti in linea con l’Agenda Onu 2030 e questo significa sacrificio e innovazione. Palermo deve fare di più in tal senso.

5) Pensi che di fronte ad una sfida di questa portata possa nascere un’alleanza pubblico privata? Se si in che modo?

Si, certo ma in questo momento sono un po’ sfiduciato. Spero di sbagliarmi, ma il pubblico in Sicilia è indietro, è molto più indietro dei privati. Nel privato ci sono risorse, ci sono idee, ci sono sogni. Nel pubblico c’è meno disponibilità al sacrificio. Faccio un esempio banale: questa crisi pandemica ed economica che stiamo vivendo non mi pare che sia vissuta allo stesso modo: in serie A c’è il pubblico con i suoi dipendenti e in serie B c’è il privato con i suoi dipendenti. Ad esempio il controllo di produttività mi chiedo se venga verificato nel pubblico. Già era qualcosa di difficile quando si stava in ufficio, oggi che sei a casa faccio fatica a pensare che ci sia qualcuno che vada a verificare che produttività c’è nel pubblico. Un altro esempio? Nel privato la cassa integrazione sta comportando enormi sacrifici ai lavoratori che hanno una riduzione della propria retribuzione. Nel pubblico mi pare ci siano stati molti meno sacrifici economici e lavorativi. Mi pare che la distanza tra pubblico e privato purtroppo nella crisi si stia acuendo. Se un’alleanza sarà mai possibile? Sospendo il giudizio per non dire di no, perché no significherebbe essere negativi e invece ho il dovere di essere positivo e alcune luci stanno cominciando ad emergere.

6) Cosa ne pensi della Business Community Palermo Mediterranea e di ciò che intende realizzare per la città di Palermo?

Io credo che Palermo Mediterranea stia facendo un enorme sforzo fondato sul sogno di creare la Palermo del futuro. Io credo che sia una di quelle poche luci nella Palermo del 2030. Credo che PAMED sia un gruppo di persone che si stia autotassando impegnandosi in funzione delle loro venti ore lavorative per dare un contributo collettivo. Già oggi PAMED ha raggiunto un obiettivo importante che già due anni fa non esisteva per nessuno.

7) Se potessi fare un’azione per Palermo, cosa faresti?

Palermo è il cuore della mia vita e della vita di tutti i palermitani. Amiamo Palermo ma allo stesso modo facciamo poco per Palermo. Io dico che dobbiamo risollevare le coscienze per fare in modo che ognuno dia un contributo fattivo. A Palermo siamo bravi a parlare e a criticare ma molto meno bravi a fare. Nessuno ha autodeterminazione e autostima, forse per motivi storici siamo stati abituati a subire le dominazioni e ad essere colonizzati, quindi siamo poco abituati a metterci in gioco. Forse al Nord hanno avuto una cultura che li ha abituati a fare. L’azione che vorrei mettere in atto è appunto aumentare l’autostima e l’autodeterminazione nei palermitani.

8) Se ti dovessi chiedere come ti vedi tra 10 anni

Mi immagino a Salina con mia moglie, a godermi da una prospettiva più distante lo spettacolo di una Palermo che cresce, che migliora, che consente di accogliere i ragazzi che sono andati via a studiare a Londra, Parigi, Milano e che oggi tornano a Palermo a restituire alla città quello che merita e sogna.

9) Al contempo immagino che stai pensando a come evolvere le tue imprese.

Sicuramente la Damir cambierà faccia, modificherà i propri volumi, probabilmente meno impianti pubblicitari ma più qualificati. San Lorenzo aumenterà l’attività di delivery e di e-commerce, e riuscirà a trasmettere non solo ai palermitani ma nel mondo l’idea di uno street food innovativo e sano. Il Palermo sarà un impresa importante, un’impresa che svilupperà dei numeri da serie A.

10 ) Se dovessi dare un consiglio ai giovani imprenditori palermitani.

Sognare, avere coraggio, avere autostima. Credo che i giovani siano meglio di noi anziani, quindi in questo senso hanno bisogno di pochi consigli se non quello di amare Palermo, la propria città, non abbandonarla, non pesare che Milano, Londra, Parigi siano necessariamente migliori della nostra città.

11) Da esperto di marketing pensi che Palermo si stia comunicando bene nel mondo?

Da innamorato di Palermo penso che Palermo possa fare molto meglio di quello che sta facendo. Occorre una strategia di comunicazione sul lungo periodo. Finora, in questo, abbiamo avuto grandi benefici dalla presenza del nostro Sindaco, ma dobbiamo essere pronti per ciò che verrà dopo. Palermo deve rinnovarsi, rilanciarsi con nuove energie. Io sono un fautore dei giovani, adoro le energie dei giovani e per questo il mio sogno per la Palermo che verrà a breve è un sindaco trentenne. Capisco che sarà quasi impossibile, e quindi mi accontento di un prossimo Sindaco che voglia bene a Palermo e che dia spazio alle energie dei giovani e che abbia questa consapevolezza, che i giovani hanno una visione migliore di noi “vecchi”.

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