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Flussi finanziari e fonti di finanziamento

Le imprese devono dialogare con la società e con le amministrazioni per avviare un volano produttivo all’interno dei territori per far sapere ciò che occorre ai non addetti ai lavori ma che tuttavia decidono le sorti del paese a tutti i livelli.

Flussi finanziari e fonti di finanziamento

Ignazio Messina

Premessa sulla situazione imprenditoriale locale

Com’è ormai noto il sistema imprenditoriale italiano, complice la crisi economica che ha investito il Paese, ha perso negli ultimi anni la sua forza e la sua competitività.

La pandemia ha amplificato un malessere esistente e ormai strutturale. L’Italia e ancor più la Sicilia sono caratterizzate da un tessuto imprenditoriale costituito in massima parte da Piccole e Medie Imprese (PMI, imprese che occupano meno di 250 persone e il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di euro) e di queste il 75% è a conduzione familiare.

Nonostante una percepibile ripresa nei mesi estivi il 50% delle aziende siciliane ha registrato una notevole perdita di fatturato e di utili. Ad aggravare la situazione si aggiunge l’assenza di liquidità per la gestione corrente. In questo contesto sopravvivono le aziende con importanti riserve di capitale o con accesso al credito bancario tramite il Fondo di Garanzia.

Punto sulle strategie di governo per superare la crisi 

Il governo intende procedere ad un sistema di rilancio e di riposizionamento competitivo di tutto il sistema produttivo e, a tal fine, ha emanato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un importante piano di misure atto a rilanciare la ripresa economica nel Paese alimentate con risorse nazionali e comunitarie (Recovery Fund).

Il PNRR si sviluppa in una serie di sfide che il Paese intende affrontare:

  • migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia;
  • ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica;
  • supportare la transizione verde e digitale;
  • innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di occupazione.

La Commissione europea prevede di destinare all’Italia circa 191,5 miliardi di euro a titolo di “Recovery e Resilience Facility”. Di queste risorse si stima che almeno 80 miliardi saranno destinati al Sud. Rilevanti, a tal proposito, gli esiti del convegno “Sud-Progetti per ripartire” organizzato dal ministero per il Sud e la Coesione Territoriale, Mara Carfagna, tenutosi pochi giorni addietro. Lo stesso Ministro ha dichiarato che “sulle infrastrutture il Sud intercetterà circa il 50% degli investimenti». Ben si comprende dunque come il PNRR costituisca una sfida e una occasione unica per il rilancio dell’economia del SUD e delle sue realtà imprenditoriali.

Dettaglio sulle principali misure di finanziamento 

Al netto delle misure di sostegno alle imprese conseguenti alla emanazione dei vari DPCM da marzo ad oggi (decreto ristori, etc…) la Programmazione nazionale e comunitaria prevede un sistema di supporto al tessuto imprenditoriale italiano articolato su svariate azioni.

Le risorse nazionali sono gestite dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e sono attuate mediante una serie molto articolata di azioni, spesso tematiche:

  • trasferimento tecnologico tra mondo della ricerca e sistema produttivo;
  • supporto alle PMI che puntano a innalzare il loro livello competitivo mediante la registrazione di marchi e brevetti;
  • Superbonus e Sismabonus al 110%, misure che impattano in maniera consistente sulle imprese e sull’indotto del settore edile;
  • Sostegno alle imprese che promuovono il modello dell’economia circolare;
  • la misura Beni strumentali, meglio nota come Nuova Sabatini;
  • Etc…

Sul fronte della creazione di nuove imprese opera con efficacia INVITALIA, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’imprese.

Anche in questo caso le misure per incentivare la creazione di nuove imprese sono diverse (Resto al Sud, Nuove imprese a tasso zero, SmartStart Italia, Cultura Crea, Selfemployment, Programma Best, Sistema Invitalia Startup). Di particolare rilevanza per il tessuto economico siciliano le misure Resto al Sud e Cultura Crea che sostengono la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero professionali nei territori del Sud d’Italia.

A fare da complemento a queste misure di sostegno e incentivo intervengono anche i finanziamenti comunitari. Si tratta quasi esclusivamente di Programmi a finanziamento indiretto in cui le risorse comunitarie vengono erogate ai beneficiari per il tramite di una Autorità di Gestione. A questa fattispecie appartengono gli aiuti alle imprese erogati dalle Regioni attraverso i Programmi Operativi regionali.

Nell’ultimo ciclo di Programmazione (2014-2020) il ruolo di AdG è stato rivestito per la prima volta anche dai territori. Ci si riferisce alla prima esperienza di applicazione del modello delle “risorse territorializzate” alla base di vari Programmi attualmente in attuazione:

  • il PON Metro;
  • il PON Metro Complementare (finanziato con risorse Nazionali ex CIPE/Fondo di Rotazione);
  • l’Agenda Urbana del PO FESR

Sono tutti programmi dedicati alle aree urbane e metropolitane. Partendo dall’assunto che l’epidemia si è sviluppata in modo più devastante proprio nelle aree metropolitane (in ragione della elevata densità abitativa e probabilità di scambi) si è recentemente manifestata una apertura delle Autorità di Gestione nell’assegnare alle Città risorse dell’Obiettivo Tematico 3 (Competitività delle Piccole e Medie Imprese) dell’accordo di Partenariato in modo da consentire una incidenza diretta in termini di aiuti alle imprese dei territori.

Le misure governative e le misure di impresa in un unico documento

Bene si comprende come vi sia la necessità di una strategia mirata a livello locale e partecipata; è indubbia l’esistenza di una persistente criticità che in estrema sintesi pone in discussione la capacità dei decisori che hanno potere sulle politiche urbane di avere una conoscenza completa e capillare dei territori, dei loro fabbisogni e delle soluzioni di impresa che già insistono sui territori che ivi esercitano la loro attività, spesso non correlandosi con i territori stessi.

Le misure attuate dal governo Conte, secondo Banca D’Italia, hanno evitato centinaia di migliaia di licenziamenti. Sono però state però frammentarie e spesso dettate dall’urgenza del momento. Adeguate misure di sostegno necessitano una strategia più mirata a livello locale e partecipata basata sulla conoscenza capillare dei territori e dei loro fabbisogni.

Da qui nasce l’esigenza di una presa di posizione delle imprese per un’offerta di collaborazione attiva con tutti i livelli delle amministrazioni territoriali.

Le imprese possono e soprattutto devono, entrare in campo non limitandosi ad un passiva e astratta attesa che deresponsabilizza, anche in questa fase, il loro ruolo; nel caso specifico le imprese non devono più attendere, non devono e non possono rimanere passive sul mercato; le imprese sono una comunità di persone, che devono e possono progettare, sulla base delle di idee di sviluppo e di relazioni con il mercato. Le imprese devono dialogare con la società e con le amministrazioni per avviare un volano produttivo all’interno dei territori per far sapere ciò che occorre ai non addetti ai lavori ma che tuttavia decidono le sorti del paese a tutti i livelli.

Si rende necessario colmare un vuoto di comunicazione di strategie di attuazione partecipata e condivisa che possa consentire alle imprese di uscire da uno stato di passiva e spesso vittimista accettazione degli eventi, che rompa la logica dell’assistenzialismo a lungo perdente.

Strategie per evitare un disallineamento tra linee di governo ed esigenze imprenditoriali locali

È necessaria la costruzione di un percorso che possa articolarsi nel tempo con tappe ben distinte precise e scientificamente strutturate che vanno al cuore del problema perché anche nella linearità del percorso si gioca il ruolo delle imprese e forse una delle ultime occasioni della loro ripresa.

Il percorso deve prevedere l’unione attiva e propositiva delle imprese che aderiscono al disegno di un piano strategico di sviluppo delle imprese, che individui prima di tutto e metta a fuoco gli obiettivi da conseguire.

Nell’ottica di una concreta e sintetica definizione del tracciato che le imprese devono seguire, ognuna con la loro storia e competenze si espone di seguito una roadmap che non lascia molto spazio a soluzioni alternative e a speculazioni di qualsiasi natura:

  • Definizione nel dettaglio le strategie e obiettivi;
  • Fissi termini temporali e impegni e penalità per chi non rispetta il processo di ripresa, per chi lo rallenta, per chi non rispetta processi di auto-monitoraggio che garantiscono trasparenza di tutto il processo di costruzione e pertinenza del piano di sviluppo;
  • Stabilisca obiettivi per ambiti e le condizioni tecniche e amministrative per singolo ambito di specializzazione delle imprese che aderiscono al piano;
  • circoscriva i confini dei singoli ambiti operativi in termini fisici qualitativi e quantitativi;
  • quantifichi i risultati che si intendono conseguire con set di indicatori precostituiti;
  • facendo riferimento a buone prassi di analoghi piani di sviluppo;
  • si doti di un sistema di autovalutazione finale in grado di valutare l’impatto non solo sulla propria realtà imprenditoriale, non limitandosi a focalizzare i propri profitti ma approfondendo e valutando effetti di impatto sul territorio in termini socio economici in cui gli ambiti imprenditoriali si trovano ad operare;
  • si doti di un codice etico, di un sistema di censura per dare precedenza si rami più produttivi
  • indichi modalità di coinvolgimento delle amministrazioni locali e regionali del piano;
  • stabilisca apriori sistemi di concertazione permanente e periodica con le amministrazioni e coni portatoti di interesse perché passi il messaggio che lo sviluppo di impresa è sviluppo socio economico;
  • invio della presente proposta operativa alle amministrazioni locali e regionali in relazione a piani e ambiti di sviluppo.
  • definizione del piano economico e stanziamento delle somme condizionato ai risultati da conseguire che costituisce impegno certo e definito per ciascuna impresa che aderisca al piano di sviluppo.
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